IL BRACCIO E LA MENTE


Il difficile percorso mentale di recupero da un grave infortunio

""Sono un tennista di 38 anni con classifica 3,4 ..in passato ho giocato in categorie più alte. Da qualche anno ho avuto numerosi problemi fisici che mi hanno costretto a stop più o meno lunghi. Sono reduce da una frattura da stress al piede che mi ha tenuto fermo per quasi otto mesi ma adesso finalmente sto meglio. Ogni volta che ritorno a fare attività faccio molto fatica…più mentale che fisica. Non riesco a essere completamente libero di testa, spesso penso all'infortunio e sono troppo impaurito. Ho notato che questo mi capita soprattutto nei momenti importanti del match.Volevo chiedere se ci sono degli esercizi mentali che aiutino a recuperare più velocemente o efficacemente da un infortunio".

L'infortunio, per tutti, rappresenta un momento sgradito, oltre che doloroso. Crea preoccupazioni, legate al dubbio di recuperare pienamente e al timore che l'incidente che ha provocato l'infortunio possa ripresentarsi. Per un atleta, questo comporta, soprattutto dal punto di vista mentale, grossi problemi. Nel caso specifico di atleti che, come i tennisti, praticano sport individuali, la situazione in un certo senso si rende ulteriormente più fastidiosa, per il fatto che l'attività di recupero si svolgerà in ambienti che tengono l'atleta lontano dal suo habitat e lontano dai rumori e dalle sensazioni a lui familiari, nella ricerca, spesso da solo, di conforto e fiducia. Per gli atleti di sport di squadra, invece, molto spesso, la riabilitazione avviene frequentando già la squadra e i compagni, consentendo così un recupero più sereno e vissuto "a bordo campo".
Ma torniamo al tennista e andiamo per gradi, affrontando il problema mentale legato all'infortunio e al recupero dall'infortunio stesso, cercando di scoprire le situazioni che l'infortunato si trova a vivere. Lo sportivo, una volta infortunatosi, "scopre" immediatamente (molto spesso è il primo pensiero da cui viene aggredito il tennista) l'obbligo di dover rinunciare ai tornei, alle partite e soprattutto agli allenamenti che gli consentono di mantenere la forma fisica o addirittura di continuare a progredire. Tale rinuncia obbligata, che viene vissuta come una frustrante limitazione, si accompagna poi all'idea di quanto i suoi competitors continuino invece a mantenere la forma fisica, a migliorare, e continuino anche a disputare le varie partite che, per quelli che vivono di questi conteggi, consentono loro di accumulare punti validi per la classifica.
Le difficoltà che deve affrontare il tennista infortunato sono di duplice natura: il desiderio e la garanzia del recupero al 100% delle propria capacità, nonché della forma fisica; Il recupero immediato del "tempo perso". Tutto questo, poi, nella "preoccupante" speranza di non incorrere nuovamente in un infortunio. In atleti di alto livello (ma questo è comune, con le dovute proporzioni, a tutti gli atleti) è stato verificato l'insorgere di stati di ansia, depressione, oltre a sentimenti di paura e di impotenza (relativa alla temporanea menomazione fisica) e addirittura incubi notturni.
Fatte queste premesse, e dato il giusto peso a quanto descritto, vediamo cosa aspettarci, dal punto di vista mentale, dal lavoro di recupero che dovrà essere svolto. L'operazione dal punto di vista mentale dovrà creare i presupposti per il recupero della serenità, finalizzato al raggiungimento di un incremento sempre maggiore della concentrazione e del livello dell'energia che l'atleta riesce a esprimere durante l'attività sportiva. Questo lo si può realizzare riuscendo innanzitutto a liberare la mente da quelli che possono essere pensieri negativi, che creano preoccupazione, e quindi creando una situazione il più possibile vicina a quella che c'era prima dell'infortunio quando, non avendo avuto esperienza in questo senso, mai e poi mai l'atleta si sarebbe preoccupato della possibilità di incorrere in un infortunio. Il primo problema sicuramente da affrontare, e superare con la totale tranquillità, sarà quello di prendere consapevolezza che l'infortunio è avvenuto per circostanze casuali, fortuite, probabilmente evitabili. La ricostruzione della dinamica dell'infortunio consentirà di spiegare l'accaduto e evitare che si ripresentino le condizioni per incorrere nuovamente nell'incidente. Un minimo di attenzione, di concentrazione in più, consente, comunque, di evitare qualunque tipo di incidente, non provocato da fattori esterni, e probabilmente analizzando l'accaduto, riscontreremo che l'infortunio potrebbe essere una conseguenza di un attimo di distrazione. Una volta ricostruita la dinamica dell'infortunio e capito come fare per evitare una "ricaduta", l'aspetto importante sarà quello di tornare pian piano sul "luogo del delitto": tornare ad affrontare quell'attività specifica, quel movimento particolare a cui la mente legherà il ricordo. Soprattutto nei primi momenti si potrebbe assistere ad una certa insicurezza nell'atteggiamento muscolare, fisico; ad una perdita di forza e di sicurezza proprio nell'impostazione di quel dato gesto; ad una riluttanza da parte del fisico a riproporre la situazione. Solo con la prova continua del gesto e la conferma sempre più evidente che tornando a forzare muscolarmente non succede nulla di quel che il tennista teme, l'atleta può tornare a vivere normalmente il suo recupero fisico e mentale. È proprio in questa fase che l'infortunato ha bisogno del supporto esterno, per avere lo stimolo a proseguire in questi tentativi, ma anche per evitare esagerazioni pericolose!
È proprio questo un momento importante e da non sottovalutare: quello legato ai tempi di recupero. L'infortunato, che si sente, non dimentichiamocelo, sfortunato, frustrato, superato dai suoi avversari e incerto sul suo totale recupero, sente l'assoluta necessità di recuperare il tempo perso! Vuole ritornare! Lo deve fare il prima possibile! A volte lo fa anche prima del recupero totale, mettendo a rischio davvero la propria incolumità. Proprio in questa circostanza la forza mentale gioca un ruolo determinante: ogni situazione ha bisogno dei suoi tempi e i tecnici hanno sicuramente l'esperienza e le capacità per leggere meglio le situazioni.
Il supporto del Mental Coach, in questi casi, può diventare estremamente importante; sempre e comunque in collaborazione con le altre figure professionali (il Maestro, il Preparatore Fisico, il Fisioterapista, ecc.) che più praticamente andranno ad operare sull'infortunato. Il lavoro dovrà puntare sulla ricerca della tranquillità, per la certezza del recupero; sull'attenzione per evitare le cause dell'infortunio. Dal punto di vista mentale, ripeto, risulta fondamentale l'accettazione che: l'infortunio è avvenuto; dall'infortunio se ne esce in maniera limpida, facendo attenzione a rispettare i tempi giusti, senza farsi prendere dalla fretta di rientrare; l'urgenza non ci fa apprezzare né valutare il recupero di tutte le capacità fisiche né tantomeno ci permette di capire come stiamo reagendo a questa nuova situazione. Con il Goal Setting, poi, impostando, in coordinazione con le altre figure tecniche, obbiettivi chiari, semplici e raggiungibili, ma puntando sempre ad incrementare gradatamente il lavoro e le aspettative concrete, sarà più facile riuscire ad acquisire sempre più fiducia nel recupero. Ricordiamolo, però, l'atleta infortunato, e soprattutto il tennista, ha bisogno di avvertire che si lavora insieme per raggiungere insieme gli obiettivi.
La forza mentale è importante in queste circostanze! Non è un caso che grandi atleti siamo tornati più forti di prima, dopo infortuni anche gravi! L'esperienza di Muster (qualcuno forse lo ricorderà), travolto da un'automobile prima della sua prima finale in un torneo importante, tornato a giocare a tennis dopo diversi mesi di gesso ad una gamba, e di lì a poco diventato numero 1 del mondo, è la più classica delle dimostrazioni di quanto un atleta, sicuramente dotato da punto di vista caratteriale, durante il periodo dell' infortunio sia riuscito a ritrovare la tranquillità per impegnarsi al punto tale da superare quelli che erano i suoi soliti livelli di allenamento e superare i suoi precedenti limiti. Recentemente abbiamo affrontato anche il caso di Nadal, parlando di Resilienza, e abbiamo potuto verificare come sia riuscito a rientrare forse anche più forte di prima, basandosi su quella forza di volontà, tipicamente sua, che gli ha consentito di allenarsi, pur restando lontano dai tornei e perdendo posizioni in classifica, con grande grinta e serenità.
In conclusione, l'infortunio, benché si tratti di uno stato sfortunato, doloroso e indesiderato, oltre che in molti casi evitabile, entra di diritto nel gioco dell'atleta; non va demonizzato più di tanto, ma affrontato con la giusta determinazione e le giuste contromisure!

Buona fortuna!

Giuseppe Giordano

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