IL BRACCIO E LA MENTE


Come si previene l'ansia da prestazione? Le differenze tra l'allenamento e il match

"Sono un tennista di 18 anni classificato 4.2. Il mio problema è che non riesco a fare niente di quello che faccio in allenamento, dove il mio valore è ben più alto della mia attuale classifica. Ma quando sono nel match mi blocco, divento nervoso e cambio anche il mio stile di gioco. Più passa il tempo e più questa situazione provoca grande frustrazione. Che devo fare?" (Mario18)

Il caso di Mario è singolare, ma andando ad approfondirlo, è comune a tanti e in tanti sport! Quanti sono quei giocatori che giocano in partita come giocano in allenamento? Non molti, credo! Mi spiego: cosa rischia chi, in allenamento, commette un errore? Poco. E chi sbaglia in partita? Perde sicuramente un punto. E forse il game, o il set, o l'incontro. Inconsapevolmente siamo tutti coscienti dei rischi che corriamo in partita. E allora chi più chi meno in partita facciamo più attenzione, "lasciamo andare" meno il braccio, alcuni si bloccano (si fanno prendere dal "braccino"). È normale che in situazioni del genere, se le cose poi iniziano ad andarci male, come avviene a Mario, perdiamo fiducia e, se le cose non migliorano, ci lasciamo prendere dallo sconforto e dall'insicurezza.
E allora? Non possiamo fare nulla? Possiamo fare tanto, invece! È chiaro che non è un percorso facile nè breve, ma sicuramente i risultati si vedono. In allenamento dovremmo imparare a conoscerci, cercando di sviluppare una grande fiducia in noi stessi e nei nostri colpi. Spesso consiglio ai miei allievi di pensare: "so fare poco, ma lo so fare bene!" È un sistema per maturare consapevolezza e fiducia, anche in quel poco che si possiede. Quindi un allenamento orientato a sviluppare queste dinamiche mentali, dovrà servirci per migliorare i nostri colpi, incrementarli, ma prima di tutto dovrà costituire l'occasione per consolidare il nostro rendimento e consentirci di trovare sicurezza e serenità nei colpi, nella predisposizione e preparazione fisica; dovrà permetterci di affrontare l'incontro senza eccessive ansie, ma con la certezza di sapere su cosa possiamo contare del nostro repertorio.
In partita, poi, solo dopo aver verificato, nei palleggi iniziali, la mia preparazione odierna e aver scaldato i miei colpi, potrò pensare al mio avversario. Molto spesso invece ci facciamo prendere dall'ansia di scoprire il lato debole dell'avversario, prima ancora di verificare il nostro stato di forma, rischiando di aver scoperto la tattica ma non avere i mezzi per attuarla. Una volta raggiunta, in allenamento, quella sicurezza e quella serenità su ciò che siamo in grado di fare, in partita, vi consiglio di cercare di semplificare gli obbiettivi, riducendo al minimo le aspettative e l'ansia per le attese. Impegnamoci ad affrontare le piccole situazioni una per volta, un colpo dopo l'altro, un punto dopo l'altro. L'incontro non va mai "disegnato" in anticipo caricandoci di eccessive aspettative che possano crearci ansie e preoccupazioni. Ogni colpo, ogni situazione, vanno affrontati con la massima modestia, con la massima attenzione, con la massima fiducia. Un ultimo dettaglio: sappiate che, quando siamo tesi, la prima parte del corpo che si blocca sono le gambe, che si irrigidiscono e ci impediscono di arrivare nel giusto modo a contatto con la palla: quando sentiamo la tensione attanagliarci, saltelliamo! Non diamo la possibilità ai nostri piedi di sentirsi pesanti e attaccati al terreno. Saltelliamo tra un punto e l'altro, saltelliamo tra un colpo e l'altro, non fermiamo mai le gambe. Mi raccomando: siate sempre reattivi, presenti e sicuri di quel "poco" che abbiamo da mettere in campo, ma che può bastare per vincere l'incontro!

Giuseppe Giordano

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