IL BRACCIO E LA MENTE


Troppa razionalità fa male al tennis? L'importanza di parlare a sè stessi (self-talk)

"Sono una ragazza di 24 anni. Dopo aver giocato da under a ottimi livelli ho smesso per qualche anno e adesso ho riiniziato tornando in terza categoria. Da sempre in campo ho un problema che ho trovato difficoltà a affrontare. nella vita, così come sul campo da tennis, sono molto razionale, spesso mi faccio sopraffare dai ragionamenti e dai pensieri anche quando gioco. Faccio un esempio: durante il match mi capita spesso di pensare ad esempio al fatto che la mia avversaria ha una classifica superiore a me e quindi ho la possibilità di fare un positivo, oppure al fatto che se vinco un punto ho la possibilità di fare un break, oppure al fatto di aver già affrontato quella giocatrice, e averci vinto o perso. Insomma faccio molte congetture e ragionamenti logici, e sento che più o meno razionalmente aumentano la mia ansia e non mi permettono spesso di esprimere la mia massima prestazione. Da piccola mi avevano insegnato di concentrarmi sulle sensazioni del campo, ad esempio sul rumore della palla o sul punto di impatto, ma anche se lo faccio continuo comunque a ragionare. Mi chiedo se, al di là delle tecniche che conosco, esista un modo per risolvere il problema, e secondo lei da cosa deriva tutto questo". Martina, Versilia

Purtroppo o per fortuna, la bellezza del tennis è costituita dalla possibilità di giocare non solo grazie a mezzi tecnici e atletici, ma anche legati alla capacità di gestire, dal punto di vista tattico, le situazioni che si presentano. È chiaro che le persone razionali, come Martina che ci scrive in questa occasione, hanno la capacità di leggere la situazione, valutare i vari aspetti del momento che stanno vivendo e quindi trovare la giusta strategia per affrontare l'avversario. Il rischio è che queste persone, con la loro estrema razionalità, possano, valutando tutti i benefici ma anche i rischi, incorrere in quelli che sono dei tranelli, degli ostacoli che loro stessi si creano.
Nel caso di Martina la razionalità può portare certamente a capire la situazione, ma anche a crearsi situazioni spiacevoli, aspettative, obiettivi non adeguati, che, se non realizzati, possono essere causa di sfiducia, insoddisfazione, depressione. Il punto che può comportare un break, la probabilità di realizzare un risultato positivo, ecc sono ragionamenti che devono essere affrontati e interpretati in maniera oggettiva e positiva. Sicuramente la capacità di riconoscere l'importanza di un punto, aiuta ad affrontarlo, a predisporsi alla giocata! La possibilità di realizzare un punto va vissuta però come possibilità di vincerlo e non come rischio di perderlo. L'opportunità di realizzare un successo va gestita come motivazione a porre la giusta attenzione! L'idea di fallire (che non va dimenticata) non deve irrigidirci nei movimenti, non deve inibirci nel nostro gioco! D'altronde spesso il punto giocato in una situazione di vantaggio ci consente di vincere un gioco; ma, in caso di perdita di quel punto, spesso possiamo rigiocarci un'altra opportunità o giocarci un altro punto che può riportarci a giocare nuovamente in vantaggio.
In tutti questi casi riveste un ruolo importante la capacità, da parte del giocatore, di "parlare con se stesso" (altrimenti detto "Self Talk"): il giocatore si parla. E lo fa parlando davvero, non semplicemente pensando a quello che vuole dirsi, ma ascoltando le sue parole, per far si che anche i rumori esterni vengano totalmente coperti dal proprio dialogo. L'ansia legata ai pensieri negativi e alle paure che ci creiamo, non sono altro che "fattori distraenti", che distolgono la nostra attenzione dal gioco. In questo caso, non solo ci distraggono ma addirittura ci irrigidiscono. In situazioni del genere, parlarne con qualcuno ci consentirebbe di sfogarci, di liberarci… Nulla ci vieta di farlo con noi stessi, ad alta voce, come se fossimo un interlocutore esterno.
Martina ci dice che da piccola aveva imparato a concentrarsi sulle sensazioni del campo, sul rumore della palla al momento dell'impatto. Sono tutti stratagemmi, molto validi e molto utilizzati, per non farsi distrarre da immagini, pensieri, rumori esterni. In questo caso stiamo invece parlando di distrazioni che inconsapevolmente (e nemmeno più di tanto) ci creiamo da soli. L'obiettivo deve comunque essere quello di allontanare, prima dell'incontro, ma anche durante l'incontro, tutte quelle tensioni e tutti quei pensieri che non ci mettono in condizione di esprimerci come sappiamo dal punto di vista fisico, tecnico e mentale. Come abbiamo già visto in altri precedenti articoli le situazioni vanno allenate, ricreando in allenamento situazioni analoghe a quelle dell'incontro. E in questo senso il Tecnico e il Mental coaching sanno collaborare per il bene dell'allievo. Comunque, in campo, è fondamentale imparare ad affrontare ogni singolo 15 con la solita attenzione, consapevoli che ogni 15 ci permette di andare 30 – 15 che (non vuole essere una banalità) è diverso dal 15 – 30. Voler vincere quel game significa dover vincere tutti i punti necessari per raggiungere il nostro obiettivo. Questo vuol dire affrontare ognuno dei punti che noi giochiamo all'interno del game assegnandogli lo stesso significato e lo stesso peso indipendentemente dal fatto che io sia 15-40 o 40-15. A questo punto la persona davvero razionale sfrutterà la sua razionalità e la sua attenzione, in maniera costante, per arrivare quanto prima alla realizzazione del suo obiettivo, realizzazione che richiede concentrazione costante, non solo nei momenti topici, ma anche e soprattutto in fase di costruzione del punteggio che ci porta al vantaggio.
Consentitemi infine una lieve divagazione, per dare libero sfogo al mio nazionalismo: ogni qualvolta abbiamo accennato alla resilienza abbiamo preso ad esempio Nadal. Ora più che mai abbiamo la possibilità di verificare che anche un atleta italiano può vantarsi di essere dotato di resilienza: complimenti alla nostra Flavia Pennetta!!! Dopo aver pensato addirittura al ritiro, in occasione dell'intervento che ha subito, ha accettato di sacrificarsi ed è tornata forse anche più forte, ma sicuramente più convinta di prima. Brava Flavia!

Giuseppe Giordano

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