L'avversario si comporta in maniera scorretta e provocatoria, come comportarsi?
"Nell'ultimo torneo che ho giocato, ho affrontato un avversario che non faceva altro che rubarmi le palle. Ci sono state almeno 7/8 palle discusse, tutte dalla sua parte, e come mi hanno confermato gli spettatori presenti, erano quasi tutte a mio favore e lui segnava altri segni, o se li inventava di sana pianta. Inoltre, dopo la quarta/quinta richiesta di verifica, ha iniziato a essere aggressivo e a minacciarmi, sfruttando anche il fatto che io ho 19 anni e lui quasi 40. Il giudice arbitro non era presente, e per questo ha potuto fare quello che voleva senza alcun controllo. Alla fine ho perso, sebbene il mio tennis fosse superiore, e sono uscito dal campo frustrato e disgustato, incapace di esprimere il mio gioco di fronte a un avversario del genere. Io sono un ragazzo corretto, e non mi sento nemmeno di mettermi al suo piano. Mi chiedo però, qual'è l'atteggiamento giusto da tenere in questi casi…soprattuto quando non c'è un arbitro che mi tutela?" (Marco19)
Il caso non è propriamente attinente alla psicologia dello sport, ma apre uno scenario che ad essa è sicuramente legata. Non è una novità che alcuni giocatori applichino strategie non propriamente tennistiche pur di conquistare punti, suscitando negli avversari delle reazioni negative tali da creare situazioni difficili da recuperare e gestire. Il libro di Brad Gilbert, "Vincere sporco", da poco in commercio in italiano, ne è una testimonianza… Vediamo, però, cosa effettivamente possiamo fare in situazioni di questo tipo.
Uno dei rischi classici del tennista è quello di farsi "sorprendere" dai cosidetti fattori distraenti, termine generico per definire tutte quelle situazioni capaci di distogliere l'attenzione dell'atleta. I meno giovani ricorderanno la capacità di concentrazione di un "certo" Borg, conosciuto come uomo di ghiaccio per le sue doti di tennista imperturbabile! Qualcuno di voi ricorderà anche che in una finale di Roma, il nostro Borg, contro un Panatta oramai agli sgoccioli della carriera, perse la sua concentrazione, per un lungo set, a causa di un'ape "aggressiva". Ebbene nella testa del tennista imperturbabile si era insinuato un imprevisto fattore distraente che aveva destabilizzato il suo equilibrio. C'è voluto un set intero, per Borg, per ricreare l'ambiente mentale idoneo per giocare come sapeva e vincere poi facilmente i due set successivi. Il caso di Borg è certamente generico e descrive una situazione ben diversa da quella presentata da Marco: qui abbiamo un malizioso avversario interessato a distrarre l'attenzione di Marco dal suo tennis, dalla sua strategia.
È chiaro che nel momento in cui un mio avversario chiama fuori palle che sono dentro, dal punto di vista tattico io devo allontanare il rimbalzo il più possibile dalla riga per non dargli modo di continuare a chiamare fuori palle dubbie. Questo comporta, dal punto di vista tattico, avere meno possibilità per mettere in difficoltà il mio avversario, perdendo profondità. Una soluzione la dovrò trovare, fermo restando che la migliore soluzione, per impedire al mio avversario di perseverare in questa meschina tattica, sarebbe quella di reclamare la presenza di un giudice arbitro o comunque di un direttore del torneo che, in qualunque caso, il circolo organizzatore è obbligato a mettere a disposizione.
Dal punto di vista mentale, invece, dovrò assolutamente restare attento e cambiare, in questo senso, il mio obiettivo tattico, trasformandomi in un giocatore più paziente, senza arrischiarmi in colpi difficili, riconoscendo e sfruttando il momento giusto (che ho creato pazientemente) per chiudere una palla senza dover ricorrere agli ultimi centimetri di campo. Al di là comunque dei consigli tattici, quel che è importante rimane la assoluta capacità di non farsi coinvolgere in facili, estenuanti discussioni, infruttuose e controproducenti, ma continuando a porre la massima attenzione ai singoli punti, ai singoli colpi e, come spesso consiglio ai miei allievi, a pensare solo a colpire la palla focalizzando al massimo il momento del contatto palla-racchetta. Facendo attenzione a guardare la palla nel momento in cui io stesso la impatto, porterò i miei occhi, la mia mente, il mio corpo, la mia attenzione sulla palla distraendomi da tutto il resto e, importante dal punto di vista tecnico, a impattare la palla davanti a me. Se sarò capace di tornare a pensare a me, di verificare le mie capacità tecniche, di tornare a provare fiducia e soddisfazione nel mio gioco, tornerò ad affrontare la parte tattica dell'incontro.
Ciò non toglie che un avversario subdolo e così meschino ci riproverà alla prima occasione… Il consiglio è di evitare di farsi innervosire e di lasciarsi prendere dallo sconforto. Il rischio è di perdere l'opportunità di essere comunque superiori e portare a casa la vittoria. Accettiamo anche di perdere il punto "rubato", ma continuiamo a restare concentrati!
Buona stagione tennistica a tutti…
Giuseppe Giordano
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