Determinazione

Abbiamo tutti la convinzione che essere "determinati" significhi "Avere ben chiaro cosa si vuole fare!" E di conseguenza "Avere tutta l'intenzione di realizzarlo!"

Direi che non possiamo essere che d'accordo!

Una volta accettato questo, appare scontato pensare che la determinazione dia il giusto impulso a tutto ciò che facciamo e che senza un minimo di determinazione risulti difficile ottenere qualcosa…

È opinione abbastanza comune che ci sia chi ne è maggiormente dotato! E gli altri? Sono destinati a soccombere? Ma poi, chi ne è geneticamente dotato, ne sa fare un buon uso?

Facciamo un po' il punto:

La determinazione per ottenere un certo risultato, per vincere un incontro, va sempre, comunque, indipendentemente dalla "dotazione genetica", conosciuta, riconosciuta, gestita, allenata.

La determinazione troppo spesso viene "ammirata" e valorizzata in chi "conclude" un gesto sportivo: Il tiro a canestro o la schiacciata del cestista, il gol del calciatore, la schiacciata del pallavolista, il colpo conclusivo del tennista, il colpo da ko del pugile, giusto per citare casi di sport più comuni.

Meno spesso si riscontra la determinazione in chi crea le condizioni perché il compagno di squadra concluda un'azione, nel pugile che ha preparato il pugno conclusivo mettendo precedentemente alle corde l'avversario, nel tennista che termina uno scambio nel quale ha portato l'avversario a non poter esprimere una valida difesa.

Vista in questa ottica, la determinazione non rappresenta più soltanto "la gran voglia di vincere un incontro, una sfida, e quindi tirare un colpo o un cazzotto o realizzare un gol o un canestro con la cattiveria massima per realizzare un punto".

Vista in questa ottica, la determinazione diventa quella caratteristica, a questo punto allenabilissima, che porta un individuo a "determinare", definire il significato di ogni operazione che si sta apprestando a svolgere.

Così il tennista dovrà andare a colpire la palla con l'idea di "farne qualcosa" (che si lega direttamente ad un piano strategico); il pugile dovrà "cercare l'avversario" e definire il tipo di colpo da portare perché il tutto farà parte di un progetto che porti l'avversario ad esporsi al colpo finale del pugile; il cestista, il pallavolista, il calciatore o il rugbista dovranno cercare la posizione in campo e orientarsi in ogni momento delle varie azioni che si svolgono, per seguire le indicazioni dell'allenatore sulla base del ruolo che rivestono in campo e della tattica prevista.

Il colpo conclusivo, il gol, il canestro, la schiacciata, la stoccata solo rarissimamente sono "occasionali" (e, comunque, anche in questo caso la determinazione di chi realizza un vincente è legata a quanto questa "voglia di fare" lo porti ad essere assolutamente concentrato su quanto accade, a tal punto da essere sempre pronto a non lasciarsi sfuggire l'occasione ghiotta).

Molto spesso la realizzazione di un gol o un vincente sono la conclusione di tutto un insieme di operazioni costruttive, studiate, provate e riprovate in allenamento, che richiedono l'abitudine e l'allenamento a "leggere, analizzare, interpretare la situazione, studiare immediatamente il comportamento da realizzare e, con determinazione, intervenire".

Ecco che, per ottenere la vittoria, non è sufficiente essere determinati poco prima di arrivare al traguardo, o mentre si va ad eseguire il colpo o il tiro conclusivo!

Il punto lo si ottiene al termine di un'azione sviluppata colpo dopo colpo.

La determinazione è senza dubbio una dote, ma è "un'emozione" da creare, da sviluppare, da allenare!

Ogni qualvolta ci prepariamo ad affrontare l'avversario, a colpire una palla che si sta avvicinando, a marcare un avversario, a predisporre un'azione, a scegliere una posizione del campo, abituiamoci a farlo "determinati" ad ottenere qualcosa di definito, specifico e soprattutto voluto.